20/02/2025
La vecchiaia, è questo il nome che gli altri le danno
20 febbraio 2025
Giovedì 20 febbraio ore 18.00 – 20.00
in presenza, presso Circolo Edmondo De Amicis S. O. M.S. in C.so Casale 134, Torino
Giuseppe Andreis e Fabrizio Gambini discutono tra loro e con il pubblico
La vecchiaia, è questo il nome che gli altri le danno
...e pensava che sempre la mera longevità di un
uomo supera in durata la sua vita e noi tutti siamo
i mendichi, i derelitti di noi medesimi.
William Faulkner
Il titolo di questo incontro è il primo verso di una poesia di Borges, Elogio dell’ombra. Dare a qualcuno questo nome, vecchio, è facile. Sembriamo sapere di cosa parliamo; ovvero parliamo di una condizione oggettiva, di uno stato cronologico della vita. Vecchi sono gli uomini e vecchi sono gli animali, quando lo diventano. Ma, «quando è morto l’animale o è quasi morto, restano l’uomo e l’anima». Sono ancora parole di Borges. È di questo che si tratta, di ciò che resta, dell’uomo e dell’anima. Prosaicamente, per parlare di qualcosa, noi necessitiamo di mezzi di confronto: anche quando
non lo vorremmo. La nostra natura di esseri di linguaggio ci obbliga a parlare per metafore. E lo sapeva bene Borges, che parla di giungere «all’algebra del suo specchio», ovvero a parole che non giochino più a mosca cieca, che abbiano cessato di farlo, con le immagini che evocano.
«L’algebra del nostro specchio», ovvero la verità che, sin da Aristotele, ci appare monca, sepolta a metà in un’algebra che il sillogismo illumina senza rivelarla. Giungervi, giungere a quest’algebra finalmente non monca, giungere alla Verità non deformata dallo specchio dell’Io, è, ovviamente, l’esperienza della morte. Esperienza di tutti, ma che nessuno hai mai fatto per il fatto semplice che il farla comporta la scomparsa di quel qualcuno che, come tutti, l’ha fatta.