David Bessis, Mathematica. Un’avventura alla ricerca di noi stessi, Neri Pozza 2023.
Mathematica, con l’acca. Nel testo il traduttore dal francese non spiega perché nel titolo italiano sia rimasta l’acca. Penso sia perché in originale il titolo è Mathematica. Une avventure au coeur de nous-mêmes. Dunque “Mathematica” e non mathématique, come, appunto, in francese. È solo in italiano che l’acca suona come un’aggiunta al nostro sintagma comune: matematica. Ma la scelta del traduttore, oltre che una scelta rispettosa del titolo scelto dall’autore, è una scelta felice. È felice perché Mathematica non è un libro di matematica, bensì un libro scritto da un matematico. Bessis affronta direttamente la questione di cosa sia l’intelligenza matematica, questione in nessun modo scindibile da quella ancora più complessa di cosa sia l’intelligenza. In particolare riprende la nozione di immagine mentale e quella di intuizione. Noi siamo abituati a pensare la “logica intuizionista” come una rigorosa e formale logica matematica. Io, per lo meno, mi sono sforzato per una cinquantina d’anni, cioè da quando mi è sembrato di essere troppo tonto per venire a capo con piacere dei problemi di complessità crescente che la matematica mi poneva, di sviluppare una disciplina mentale che mi permettesse di seguire una logica formale e rigorosa nella prospettiva di far avanzare almeno un po’ le questioni. Almeno quaranta di questi cinquant’anni di lavoro sono stati connotati da una specie d’invidia per la tranquillità con la quale Lacan faceva ricorso ai matemi e allo spazio topologico accompagnata da una vera ammirazione per il modo in cui alcuni colleghi dell’ALI, e non solo dell’ALI, erano e sono in grado di seguire dei percorsi logico-filosofici che partono dai matemi e vi ritornano dopo rocamboleschi e affascinanti sviluppi logici e difficili manipolazioni topologiche. Invecchiando non sono diventato più furbo o più intelligente, anzi. Forse però mi fido un po’ di più del mio intuito, confortato, da oggi in poi, dal bel libro di Bessis che dell’intuito dice dice una cosa straordinaria: si può allenare, proprio come un sollevatore di pesi allena i bicipiti. Non lo dice così, ma è così che io ho capito. E del mio intuito, un po’ allenato, mi fido. Avevo già trovato la locuzione “immagine mentale” nel libro di Alain Connes e Patrick Gauthier-Lafaye A l’ombre de Grothendieck et de Lacan. Un topos sur l’inconscient (Odile Jacob 2022) e l’avevo rincontrata nel momento in cui Alain Connes, indirizzandosi alla platea dell’ALI, invitava tutti a farsi “un’immagine mentale” del concetto di topos intuìto, e poi definito, da Grotendieck. Ci sto provando e mi rendo conto che mi sto incamminando per sentieri impervi, per non dire impossibili da seguire, ma leggete il libro: vi guiderà per mano, se non a capire, almeno a riflettere con cognizione di causa su cosa significa capire.