01/04/2019

Me too


di Silvia Novarese

Ho scelto di parlare di un movimento che è esploso sulle prime pagine dei giornali già da quasi due anni.
Movimento che ha preso avvio negli Stati Uniti con la denuncia , da parte di un’attrice , di un produttore di cinema .La denuncia era di stupro , l’attrice sarebbe stata obbligata a subire rapporti sessuali in cambio di parti nei film del suddetto produttore. A questa denuncia è seguita una impressionante escalation di analoghe dichiarazioni , escalation che ha visto anche cortei, manifestazioni di piazza, prime pagine dei quotidiani più importanti degli States, ed è arrivata in Europa, dove ci sono state simili ma anche differenti prese di posizioni da parte di attrici Alcune hanno detto anche che una certa iniziativa maschile è nella nostra cultura occidentale prevista, purche ci sia l’assenso della donna .
Il movimento si è chiamato “Me too “ che in inglese vuol dire “anch’io“ al momento sembra che ci sia una diminuzione e un lento decrescere di denunce.
A noi psicoanalisti interessa non prendere posizioni di morale,condanna o altro bensì domandarci “come mai ? “ e allora ci viene in soccorso Freud. Già in uno scritto dei suoi anni centrali, Freud riferisce che in un collegio femminile c’era stata una impressionante epidemia di tosse , di accessi bronchiali , in seguito a quanto capitato a una delle compagne di corso. Le amiche erano state sollecitate a presentare gli stessi sintomi per “simpatia” come si diceva allora. Noi oggi diremmo che era un fenomeno isterico collettivo, si presentano gli stessi sintomi dell’amica, della conoscente, a cui siamo legate da rapporti di affetto vicinanza, a cui somigliamo o vorremmo somigliare, cioè in un rapporto di identificazione immaginaria.
Questo per inquadrare appunto il fenomeno in un contesto al dilà di strumentalizzazioni che non ci interessa esaminare, sicuramente le attrici che hanno sporto denuncia hanno potuto dare un nome a quanto accaduto e anche spiegarselo, inquadrarlo in un contesto riconosciuto e riconoscibile. Infatti un tempo questi fenomeni venivano raccolti sotto la voce “complicità ", "colpa“
Resta da esaminare un altro lato, come mai la identificazione collettiva delle donne avviene oggi spesso sotto la categoria della violenza subita, del sesso traumatico e non ad esempio sotto altre caratteristiche comuni?
Come mai non avviene più sotto la categoria della seduzione, subita o esercitata ?
C Melman ha avanzato l’ipotesi che oggi si dia molta evidenza al trauma nel sessuale, vedi la denuncia di sesso imposto ai bambini, di pedofilia , di violenze .
Sul perché questo avvenga restano aperte le ipotesi ma certo se confrontiamo le prime pagine dei grandi quotidiani di oggi con quelle di una ventina di anni fa colpisce questo aspetto . Inoltre non si accenna mai a possibili coinvolgimenti emotivi delle vittime, coinvolgimenti che non scuserebbero certo ma potrebbero in parte inquadrare meglio il fenomeno . Ad esempio , si potrebbe ipotizzare in un certo numero di casi che ci sia stato inganno, raggiro oppure promesse disattese , in altri casi si potrebbe ipotizzare addirittura la connivenza della vittima, che in un primo tempo cede alle lusinghe salvo poi cambiare atteggiamento dopo aver preso atto che la questione riguarda anche altre e dopo aver sopratutto visto le reazioni ed essersi identificata immaginariamente con le sue compagne di sventura.

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