01/02/2016

Il bambino merce


di Hervé Bentata

Il bambino sarebbe divenuto una merce?   I bambini sarebbero assimilabili a dei beni per i loro genitori e per questo presi in legami di godimento?   Sarebbe una costatazione sempre più frequente dei clinici che si occupano di bambini?   In ogni caso è certo che i modi di produzione, di circolazione e scambio dei bambini delle nostre parti abbiano notevolmente cambiato al giorno d'oggi, in ogni caso che si siano diversificati notevolmente, anzi delocalizzati, se pensiamo ai bambini provetta…
 
Introducendo la parola “delocalizzazione”, io faccio riferimento al trionfo del capitalismo contemporaneo, al pensiero liberale e libero-scambista il cui  il motto applicato ai bambini potrebbe essere: bambini di tutto il mondo, scambiatevi!
 
Siamo qui nel cuore del problema della questione che abbiamo proposto per queste giornate “Il bambino tra desiderio e godimento “: poiché il desiderio si collega al soggetto e il godimento all'oggetto.
 
Distinguerò il bambino come possibile merce e il bambino divenuto puro oggetto di produzione e consumo.
 
Ciò che mi è apparso in queste storie di bambini presi nei meccanismi della mercantilizzazione è come, in qualche modo, il desiderio poteva riappropriarsi del godimento. E in questa lettura della posizione del bambino, formulo ciò che mi sembra possa costituire una posizione di analista di fronte a queste questioni, posizione che sicuramente non sarebbe né di giudicare né di capire.
 
Da un punto di vista storico, non è nuovo che dei bambini siano in posizione di merce.  L’“acquisto“ e la “vendita “di bambini rispondono allora a funzioni differenti:  come appropriarsi del loro lavoro, dei loro servizi sessuali o di ovviare alla sterilità di un ventre. I genitori sono sempre in posizione di obbligo rispetto al compratore, spesso sono poveri e nella più grande difficoltà,
 
Tranne il caso di mercanti di schiavi e di sfruttatori, i rapporti mercantili riguardanti i bambini spesso conservano una dimensione affettiva, sono una risposta a un dramma della vita da cui talvolta il desiderio non è assente. E' il caso di tutti quegli scambi di bambini nella stessa famiglia che il clinico può constatare. Nella nostra pratica questi prestiti o adozioni di bambini nell'ambito familiare riguardano soprattutto l'Africa del Nord, l'Africa Nera e l'India. Queste pratiche hanno una dimensione di tradizione e di solidarietà familiare.  Un fratello alleva il bimbo del proprio fratello in difficoltà.  Può anche essere il caso di una donna che non può avere figli  (o maschi ) e allora la sorella o la cognata le danno l'ultimo nato.
 
L’Adozione Internazionale non può che incontrare delle difficoltà, delle contraddizioni.  Suo malgrado, questa istituzione è diventata una sorta di mercato dell'infanzia, bambini diventati merce generalizzata. Infatti numerosi paesi poveri come il Brasile ad esempio hanno costituito ciò che in termini commerciali potremmo chiamare “stocks di bambini”.  A partire da questo e con il progresso della connessione Internet, si è messo in moto in questi ultimi anni una rete specializzata che, per necessità di garanzia, non può che organizzarsi come una filiera.  Questa filiera genera di fatto la distribuzione dei figli dei poveri alle famiglie occidentali ricche in denaro ma povere di bambini.  Così in questa rete il bambino può essere scambiato in maniera relativamente libera, senza eccessi di regolamentazione.  Diventa possibile una scelta specificando origine geografica, colore, sesso, età, in breve tutte le caratteristiche del prodotto desiderato.  In modo cinico possiamo valutare il valore medio di scambio del prodotto: il costo medio in qualche modo si aggira tra  €15 000 e €30 000.
 
A questo punto, vorrei dire alcune cose di science-fiction sulle future reti che sono così di moda oggi.  Alla rete, al web, tutto il mondo è connesso. Con i suoi canali, i suoi flussi, i suoi punti di incrocio, non è forse la forma topologica moderna dell'Automaton?  In questa rete, tutto comunica da ogni parte, da ogni punto.  Immaginate questa madre favolosa di domani, con un ventre enorme, nella cui matrice si anniderà una rete gigante di cordoni ombelicali incrociati, interconnessi di milioni di bimbi consumatori.
 
Dal punto di vista psicanalitico, la caratteristica della rete è il godimento nella massa: en-corps (gioco di parole si può leggere “in corpo “o “ancora “), come diceva Lacan.  Il godimento è permanente, godimento nella tensione stessa della rete e al tempo stesso diffusa, puntuale, in differenti punti. Questi punti di concretizzazione di questo godimento sono al livello di punti di scambio, dove si produce perdita o profitto. E' localmente che si producono i Lustgewinn. questi guadagni di piacere evocati da Freud e Lacan.
 
Aldilà di questa science-fiction apocalittica delle reti, c'è in ogni rete, ad esempio quella dell'Adozione Internazionale, la verità di ognuna delle famiglie adottive in cerca di figlio.
 
Per queste famiglie, il desiderio di bambino resta la figura di punta della loro domanda, spesso nascosta dietro tutti questi aspetti di godimento e gestione propri della rete. Ma queste verità contradditorie, tra desiderio e godimento, possono incontrarsi e scontrarsi.   E' allora che il desiderio, l'amore e l'interesse più vile si mescolano in una filiazione che diventa confusa e folle.  Resta il fatto che a un certo punto il bambino si presentifica come pura merce, data in cambio di pezzi di carta, di denaro, acquistata a causa della mancanza materna o per la sua bellezza.
 
Tratto da  “L’enfant entre désir et jouissance”,  sito de l’Association Lacanienne Internationale.
 
Traduzione:  Silvia Novarese

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